Avellino - Medioevo
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Economia e Demografia

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Allorché ho saputo che il prof. Donato Violante, già da me conosciuto a scuola, oltre a curare l’elaborazione e la pubblicazione della rivista digitale “Irpinia ed Irpini”, del relativo sito web www.irpinia.biz/irpinianostra ed ad essere il fondatore e presidente dell’Associazione Irpinia Nostra ed il progettista di una importante newsletter inglese, aveva dato alla stampa un libro sul Medioevo di Avellino, che avrebbe presentato  ad una “Fiera del libro” ad Atripalda, ho subito cercato di recarmi in tale sede  e di contattarlo, mosso sia dalla curiosità di scoprire i contenuti di un libro di storia locale ed un altro aspetto della poliedrica personalità del professor Violante (che si è occupato non solo di economia aziendale  a livello universitario in qualità di cultore della materia,   scrivendo, tra l’altro, vari libri di economia aziendale ed internazionale adottati negli istituti superiori italiani tecnici e professionali), conseguendo vari titoli di specializzazione  ed  ottimi risultati), sia dalla voglia di invitare il medesimo a venire ad illustrare  nella Biblioteca Civica “Marciano De Leo” di Frigento il suo lavoro di ricerca, per offrire ai miei concittadini l’opportunità di ascoltare una conferenza interessante sulla storia del nostro capoluogo di provincia e di dibattere sulla tematica proposta. Cogliendo la palla al balzo col dinamico e giovanile preside Andrea Famiglietti, col quale mi onoro di collaborare per promuovere la lettura dei libri ed intensificare e migliorare la vita culturale di Frigento, sono andato ad Atripalda ed ho raggiunto un’intesa  per l’organizzazione della suddetta manifestazione  col prof.  Donato Violante. In seguito, ho accettato di cimentarmi nella presentazione del libro in questione, che, naturalmente, avrei dovuto leggere con attenzione. Forse sono stato un po’ imprudente, perché ho accettato “a scatola chiusa”, senza conoscere, se non per sommi capi, il contenuto del libro e senza  rendermi esattamente conto del livello di impegno che la  lettura e la recensione avrebbero richiesto, ma, poiché amo i libri, sono felice, tutto sommato, di aver affrontato tale gioiosa fatica.

Strutturalmente l’opera può esser divisa in una parte scritta di circa 359 pagine ed in una parte illustrata di vari edifici e luoghi di Avellino dipinti e ripresi in tempi diversi comprendente otto acquerelli di un artista giapponese e di altri autori, sei  fotografie a colori, 78 fotografie in bianco e nero, tre mappe principali (una relativa ad Avellino fortificata così come ricomposta dal prof. Violante,  un’altra tradizionale delineata dallo storico Francesco Scandone che non può più esser considerata corrispondente al vero dopo le ricerche approfondite del nostro autore ed infine un’ultima mappa di  Abellinum longobarda, così come ricostruita secondo gli studi e le interpretazioni di alcuni studiosi e del prof. Violante). La parte scritta si compone di sedici pagine  preliminari (concernenti il diritto d’autore, i simboli usati, l’indice, i ringraziamenti ai collaboratori, il curriculum vitae dell’autore, le ragioni che hanno spinto alla stesura dell’opera, l’introduzione); di una parte propedeutica di circa trenta pagine relativa agli eventi storici, naturali, sanitari rilevanti, alla spiegazione storico-etimologica di vari toponimi avellinesi (Allipergo, Aramperti, Baccanico ecc…), alla descrizione dell’organizzazione amministrativa ed economica dei monasteri avellinesi nel Medioevo; di una sezione centrale di circa trecento pagine riguardante l’indagine sull’evoluzione urbanistica, ed economico-giuridica degli edifici religiosi e civili e di alcuni quartieri di Avellino; da una sintetica descrizione  e da una mappa di Abellinum longobarda frutto della ragionata e documentata ricostruzione dell’autore, confortata in parte anche da altri studiosi, di cui già si è detto prima trattando delle mappe presenti nel testo in questione; di una sintetica esposizione degli eventi sismici, bellici, sanitari che lungo il corso dei secoli hanno influito sullo sviluppo economico e demografico di Avellino; di nove pagine contenenti la vasta bibliografia e le numerose fonti consultate.

Già dai dati esposti si comprende che l’opera in esame  è ponderosa, ma dopo averla letta  ci si convince che la quantità non va a scapito della qualità e che essa rappresenta una specie di bibbia laica in campo storiografico, sia nel senso di essere un’opera fondamentale per completezza ed autorevolezza scientifica, sia perché risulta esser costituita da più libri, cioè da varie indagini storiche ed architettoniche relative a singoli edifici  e zone di Avellino, che, però, non rimangono staccate le une dalle altre, ma tutte si illuminano a vicenda convergendo progressivamente, attraverso la soluzione ragionata di problemi interpretativi, verso la composizione di un quadro urbanistico  unitario di Avellino medioevale, che non corrisponde a quanto finora scritto da precedenti storici e ricercatori, i cui errori interpretativi  relativi alla ricostruzione dell’ effettiva mappa  della città,vengono sapientemente smascherati e corretti dal nostro autore. Il presente libro, che, come scrive l’autore è ”nato per  caso”, allorché  il prof. Violante ha acquisito la consapevolezza che a causa di sviste ed errori grossolani non si poteva ciecamente e dogmaticamente prestar fede alle ricostruzioni della mappa di Avellino medioevale elaborate da illustri predecessori, è tutto pervaso dall’illuministico “sapere audi” di Kant. Infatti l’autore sottopone tutto il materiale  documentario e tutte le precedenti interpretazioni e conseguenti ricostruzioni al vaglio della propria ragione, dando prova di acume logico e di rispetto del metodo scientifico, non accettando nulla per scontato se non dimostrato vero in maniera inconfutabile. L’opera in questione, come ci fa comprendere lo stesso autore, è frutto di una “leonardesca” sete di conoscenza e di una forte passione civile e di un profondo amore per  il patrimonio storico-artistico della “piccola patria” che è Avellino. Giustamente, come leggiamo nel suo scritto, il prof. Violante vuole che esso sia conosciuto, conservato, valorizzato, tramandato e reso fruibile anche alle future generazioni ed a ragione si indigna contro tutti coloro che, volendo speculare, abbandonano o deturpano o, comunque con la loro condotta  fanno scomparire le vestigia del passato, senza rendersi conto che proprio esse fanno la differenza fra l’eredità culturale di un europeo e quella di un cittadino degli Stati  Uniti d’America. Tale preziosa eredità,come afferma P.Ferraro (in I Futuribili n.30-31gennaio-febbraio 1971 anno v^) “è fonte di un flusso di soddisfazioni estetiche e culturali, alle quali un popolo è tanto più sensibile ,quanto più è educato e raffinato. Si tratta di un processo iterativo; in quanto la conservazione delle bellezze artistiche educa gli individui e le masse e viceversa. Un popolo ricco di un patrimonio artistico derivato dai secoli e conservato attraverso successive generazioni gode,a pari quantità, di un reddito “qualitativamente” superiore. Questo tipo di reddito costituisce un bene, non riducibile a valori economici, ma che va difeso e sviluppato come uno dei massimi beni di una collettività del massimo tempo libero  e con una cultura sempre crescente.” Inoltre, nell’opera è percepibile la profonda vocazione didattica dell’autore che, volendo guidare i lettori per un impervio cammino di conoscenza, consapevole degli ostacoli e delle difficoltà che esso comporta, fornisce loro i prerequisiti, cioè tutti gli strumenti conoscitivi  e concettuali necessari per poter comprendere a fondo quanto verrà  esposto  nel prosieguo. Si costruisce cosi nella parte propedeutica del testo tra scrittore e lettori un bagaglio comune di conoscenze ed un linguaggio comprensibile che permette ai lettori di divenire quasi esperti e maturi per accedere con consapevolezza e capacità critica alle problematiche interpretative,ai dubbi,ecc…alle situazioni finora irrisolte, ma forse in futuro risolvibili. L’autore, infatti, vuole stabilire un dialogo “alla pari” coi lettori, rendendoli partecipi con la massima trasparenza e rigorosità delle premesse da cui è partito per avanzare le sue ipotesi interpretative e ricostruttive della realtà urbanistica di Avellino nel Medioevo, invitando, per così dire, i lettori a controllare la validità dell’iter logico seguito e la conseguente ragionevolezza delle conclusioni. E’ enorme la mole di documenti (scritti dei precedenti studiosi della storia di Avellino, come  Scandone, Mongelli, Montefusco, Bellabona ecc…; atti notarili ed ecclesiastici, cartulae e pergamene ecc..) consultati, scandagliati a fondo, confrontati con altri e quasi sottoposti a “torture intellettuali”pur di renderli “parlanti”. Leggendo tale libro i lettori hanno la possibilità di  conoscere tanti termini giuridici, ecclesiastici, architettonici, nomi longobardi, l’organizzazione dei monasteri e i vari ruoli ricoperti per  la loro vita religiosa, amministrativa ed economica da varie figure ecclesiastiche  e laiche, i vari tipi di tributi (terraticum, planteaticum, ancoraticum…), i rapporti tra autorità civili e religiose, l’ascesa ed il declino di famiglie importanti, richieste di riduzioni fiscali a causa dell’estrema povertà,  i cicli   economici della città di Avellino, notizie su terremoti,  eventi bellici, pestilenze, l’incidenza del modo di pregare sull’orientamento urbanistico degli edifici religiosi, la concorrenza commerciale tra Atripalda ed Avellino, i rapporti intercorsi tra la sede vescovile di Avellino e quella di Frigento, la vita quotidiana di Avellino nel Medioevo con brani sulle lavandaie, sui vari mestieri, sull’abitudine al gioco ecc…. In una presentazione non si può dir tutto.. Come, infatti, non è la stessa cosa parlare della musica di un musicista ed ascoltarla, così la recensione di un libro è solo un’eco spirituale derivante dalla lettura del libro.

L’opera  in oggetto, che è stata stampata in Italia a tiratura limitata da Per Inciso Edizioni in giugno 2011, è stata concepita dall’autore sub specie aeternitatis, senza badare al tornaconto (nonostante abbia seguito ed approfondito gli studi di economia), né ai tanti sacrifici necessari, né a mode ed eventi effimeri e contingenti, avendo di mira l’accertamento della verità storico- urbanistica di Avellino medioevale , affinché se ne possa tramandare la memoria alle future generazioni ed  un intento etico-politico, cioè per invogliare i giovani del Sud ,abituati a credere solo nelle raccomandazioni per riuscire ad aver successo, ad una “conversione”, ad un cambio di mentalità che li spinga a credere nei propri mezzi ed “a rimboccarsi le maniche” per far fruttare i propri talenti. Concludo, dicendo che tale testo certamente costituirà la base insostituibile da cui  procedere  per  future ricerche da parte di giovani cultori appassionati della materia ed invito tutti a procurarsi una copia di tale libro ed a riservargli un posto d’onore nella propria biblioteca domestica, affinché possano non solo meglio conoscere le radici storiche, economiche, giuridiche, geografiche della propria attuale  identità culturale, ma anche “vedere con occhi nuovi “Avellino”, come Proust scrive in riferimento ai veri viaggi, che sono soprattutto di tipo spirituale.

(Luigi Capobianco)