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Facciata

Il Duomo visto parzialmente di lato Il Duomo di Avellino Molto graziosa è la facciata neoclassica, disegnata dall'architetto Pasquale Cardolo, che presenta un doppio ordine di colonne in stile corinzio in marmo, proveniente dalle cave di Gesualdo, donate da Re Ferdinando II di Napoli. Tale facciata venne realizzata negli anni 1857-8 e 1867-8, per rimpiazzare la vecchia facciata in muratura intonacata, che priva del finestrone, probabilmente presentava un portale d'ingresso corredato da pietre con rilievi allegorici di arte romantica o addirittura romana riutilizzati.

La facciata è preceduta da una scalinata di accesso in stile barocco, con parapetti e transenne in marmo, conclusa nel 1788 e realizzata per volere del Vescovo Gioacchino Martinez (1760-1782). La cancellata metallica posta a protezione della struttura, è recente ed aggiungiamo noi, provvidenziale, visto il vandalismo dilagante e crescente.

L'ultima Cena che appare sul portale del Duomo di Avellino Il portale d'ingresso del Duomo corredato dalle statue di San Modestino (Patrono di Avellino) e San Guglielmo da Vercelli (Patrono dell'Irpinia), con l'ultima Cena Sulla facciata insistono tre portali, di cui quello centrale, nella lunetta, è impreziosito da un altorilievo che riproduce l'Ultima Cena, opera degli artisti napoletani Gennaro e Beniamino Cali. Si tratta di un rifacimento, a causa della distruzione di quello originario prodotto dai bombardamenti del settembre 1943. Si impiegarono marmo di Vitulano (per le colonne) e marmo alabastrino (giallo) di Gesualdo).

La Statua di San Modestino sulla facciata del Duomo di Avellino La statua di San Guglielmo da Vercelli Due nicchie accolgono le statue del Patrono di Avellino, S. Modestino, sulla sinistra, e dell'Irpinia, S. Guglielmo da Vercelli, fondatore del Santuario di Montevergine, sulla destra. Si tratta di elementi recenti, rifatti in marmo dopo le devastazioni dei bombardamenti del 1943.

Due importanti iscrizioni lapidee presenti sulla vecchia facciata vennero riprodotte in alto a sinistra. La loro traduzione in Italiano operata da Monsignor Nicola Gambino, è la seguente:

"0 Vergine Maria, il Vescovo Roberto ti offre questo splendido ingresso come una supplica affinchè tu gli ottenga il perdono dei peccati ".

Con tale supplica il Vescovo Roberto (1131-1144) si rivolse alla Vergine Maria in occasione del completamento della Cattedrale all'inizio del 1133.

"Voi che entrate attraverso questa porta per piangere i vostri
peccati, dovete passare per me, (dice Cristo) poiché io sono
la porta della vita (=eterna). Guglielmo, divenuto vescovo,
ha ampliato questa porta per dare a tutti la possibilità di
(entrarvi per) espiare i propri peccati. (Il lavoro è stato
eseguito) nell'anno 1167 dall'Incarnazione del Nostro Signore
Gesù Cristo e nel quale ricadeva la XV indizione ".

In origine, quindi, il portale d'ingresso centrale era di dimensioni minori, ma il Vescovo Guglielmo (1166-1206) lo fece ampliare nel 1167.

Sotto l'originario Episcopio, poi divenuto Seminario, colla ricostruzione post-terremoto del 1980, vennero alla luce delle rovine antiche, che si vedono nell'immagine Sulla destra, un'altra iscrizione ricorda i lavori alla facciata terminati nel 1868 e finanziati con il denaro raccolto principalmente tra la gente, il Vescovo ed il Clero.

Ponendosi di fronte alla facciata, sulla sinistra si nota un recinto che protegge un apparente prato. Osservando meglio si notano dei reperti, che vennero scoperti all'atto di intraprendere la ricostruzione del Seminario, già Episcopio, distrutto dal terremoto del 23 novembre 1980.

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