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Mercatone

Il Mercatone, esempio classico di sperpero di danaro pubblico Quella del Mercatone è una fotografia che non vorremmo mostrarvi, quella del Mercatone è una storia che non vorremmo narrarvi. Il motivo è semplice: chiunque, anche il più sprovveduto tra i "mortali", avrebbe potuto prevedere l'assoluto insuccesso, il fiasco totale, il ruolo di "vittima predestinata", che una struttura come il Mercatone era destinata a svolgere.

Non occorreva certo essere degli "Indovini", saper consultare ed interpretare la "Sfera magica", per intuire che le sue dimensioni, ma ancor di più la sua conformazione, avrebbero decretato la fine del Mercatone ancora prima della sua nascita. Si, il problema è proprio questo, il Mercatone fu un "nato-morto", individuabile senza effettuare alcun esame "ecografico".

Soltanto il progettista e quella parte dell'Amministrazione comunale di Avellino che sostenne ed approvò il progetto videro nel Mercatone un grande "volano di sviluppo", che finì per "sviluppare" solo le "tasche" di coloro i quali, direttamente o indirettamente, furono coinvolti nella realizzazione della struttura.

Sin da dopo l'apertura, il Mercatone fu agonizzante, e dopo non molto, venne del tutto abbandonato. Finì per diventare luogo di ritrovo e bivaccamento di extracomunitari.

In più chiari termini, il Mercatone è il classico esempio di spreco immane ed immondo di danaro pubblico, che ha gravato sulle tasche dei contribuenti avellinesi, privati di servizi efficienti, onde consentire la realizzazione di una struttura forse utile, ma da pianificare e gestire in guisa alquanto differente da come fu fatto a suo tempo.

Si è parlato di abbattimento per fare posto alla nuova città giudiziaria, per i sopravvenuti problemi di staticità al Palazzo di Giustizia, di riqualificazione della struttura, di vendita a privati. Per il momento, il piatto langue ....

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