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Cultura arbëreshë

Nella seconda metà del XV sec., tra il 1459 ed il 1461, in occasione dell'invasione ottomana dei Balcani, degli albanesi raggiunsero Greci al seguito delle truppe di Giorgio Castriota Skanderbeg, qui giunto per sostenere Ferdinando I d'Aragona contro Giovanni d'Angiò.

Gli albanesi sconfissero i francesi proprio a Greci, meritandosi come ricompensa delle terre in questo territorio. Nel XVI sec. (1522), vi fu una nuova ondata migratoria di albanesi che si stabilirono definitivamente nel territorio di Greci, erigendo il Rione Breggo.

Nonostante il decorso di ben sei secoli, gli abitanti di Greci hanno mantenuto la cultura e le tradizioni arbëreshë, compresa la lingua, il tosco un dialetto dell'Albania meridionale, finendo per perdere solo il rito religioso greco-ortodosso (per imposizione di Benedetto Orsini, allora arcivescovo di Benevento e futuro Papa, col nome di Benedetto XIII).

Assai caratteristico è il rito nunziale, che prevede che i freschi coniugi si rechino a casa dei genitori dello sposo, dove la madre cingendo la testa dei coniugi con un nastro di seta, offre loro del pane, mentre il padre versa il vino nello stesso bicchiere, che viene spezzato subito dopo, per indicare che nessun altro potrà bervi (simboleggiando la sacralità del vincolo matrimoniale).

Particolarmente toccanti sono anche i lamenti dei congiunti, chiamati "Vajtim", in occasione dei funerali, con i quali si evocano i morti in dialetto arbëreshë.

La cucina tipica è basata su pochi semplici ma forti ingredienti, che si riallacciano alla tradizione contadina albanese: la polenta stufata con strutto e pane raffermo (ndròmsat), la torta fatta con farina di granturco, pinoli, zucchero ed uva sultanina (mujelia), il pane cotto condito con sale ed aglio (bukasiara).

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