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Andrea Mattis

La casa di Andrea Mattis La lapide che ricorda le vicissitudini vissute da Andrea Mattis L'immagine sulla sinistra mostra la casa di Andrea Mattis, utilizzata in passato quale sede del Municipio e delle scuole materne ed elementari. La lapide raffigurata nell'immagine sulla destra sintetizza le vicissitudini di Andrea Mattis, medico-chirurgo, patriota, scrittore e poeta.

Nato a Quadrelle nel 1806 da famiglia piccolo borghese, dopo essersi laureato a Napoli (dove frequentò la facoltà di Belle Lettere e Filosofia e successivamente quella di Medicina e Chirurgia), fece ritorno al borgo natio, per svolgervi la professione di medico.

Tuttavia, continuò a coltivare la sua passione per le lettere ed a voler fortemente l'unità d'Italia. Le sue opere, che riflettevano tali idee, erano note non solo a Napoli, ma persino a Pavia, in Francia ed in Inghilterra.

Per le sue idee, venne schedato dalla polizia borbonica come "acceso liberale". Nei suoi testi compromettenti, nascosti in tempo da un suo nipote della famiglia Pagano, il Mattis descriveva la sconsiderata sete di potere dei cortigiani di Ferdinando II, attenti ai propri interessi e non a quelli del popolo e dei sacerdoti, dimentichi della missione sacerdotale e divenuti preti dei Borboni. Le sue idee in merito alla causa dell'Unità d'Italia gli fecero patire il carcere politico a Baiano e Caserta.

Purtroppo, non ebbe il tempo di godere della gioia dell'unità d'Italia, poichè la notte del 7 maggio 1861, una banda di briganti, che si nascondeva sulle montagne del Partenio, invase il paese ed assaltò il posto delle guardie in piazza Plebiscito, impossessandosi delle armi.

I Quadrellesi furono presi dal panico e si barricarono in casa, facilitando quanto i briganti avevano in mente: rapire Mattis, che odiavano per le sue idee liberali. Penetrarono nel suo palazzo, lo colsero nel sonno e, senza rubare nulla, lo catturarono.

Nello sbandamento generale, vi fu chi comunque corse ad avvisare il comando militare al Cardinale. Altri informarono del fatto la nobile famiglia Pagano, molto legata ai Mattis. Don Gennaro Pagano, pensando erroneamente ad un rapimento a scopo di estorsione, consegnò tutto il danaro che aveva in casa ad un suo colono, Benedetto D'Apolito, con l'incarico di raggiungere i banditi e pagare il riscatto.

Purtroppo, il colono non potè far altro che avvisare le autorità, essendo venuto a sapere che la lunga fuga dei banditi era finita tragicamente per il Mattis, il quale era stato abbandonato in fin di vita, all'inizio del Bosco Cupole, dove ora il suo corpo giaceva cadavere.

Mentre si faceva buio, il cadavere del Mattis venne trasportato al suo palazzo dai Bersaglieri venuti da Mugnano (erano di stanza al Cardinale).

Il giorno seguente il comandante della sopraggiunta forza pubblica, adirato verso i Quadrellesi per non essere intervenuti, era risoluto nella fucilazione non solo dei briganti (poi catturati, ed il capo, Angelo Bianco, detto "Turri Turri" fucilato), ma anche degli stessi paesani ritenuti conniventi. Fu solo grazie all'intervento della signora Maria Gaetana Lucente Mazzarelli che fu possibile indurre alla ragione il milite.

Il corpo di Andrea Mattis fu portato nella chiesa parrocchiale dell'Annunziata di Quadrelle, nella tomba della famiglia Pagano, prima di essere definitivamente tumulato nel cimitero.

Durante la rassegna artistica ArtèNot, il Comune di Quadrelle, in suo onore, promuove il Premio Poesia "Andrea Mattis".

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