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Castello

Il castello di Savignano Irpino

Il castello si erge sulla parte più alta di un costone roccioso, oggi chiamato "Tombola", in posizione di dominio sulla valle del Cervaro, consentendo il controllo sullo stretto passaggio obbligato verso la Puglia.

Castrum Sabiniani, il piccolo borgo medioevale, si sviluppava tra la chiesa Madre ed il castello, mentre le mura seguivano l'attuale circumvallazione di Dietro Corte e i Finestroni. A nord il borgo era difeso da una torretta, a sud da un fortilizio, ed, infine, da un fossato difensivo dove oggi c'è una piazzetta.

Lo stemma della famiglia Guevara sulla parete laterale del castello di Savignano Irpino

La struttura del castello che si ammira oggi solo in parte riflette l'originario impianto, tra cui le alte e spesse mura in pietra.

Sorto originariamente, come già detto, come struttura difensiva, sotto i Guevara, di cui l'immagine mostra lo stemma, subì un mutamento nella destinazione d'uso, dato che fu trasformato in residenza (1527), anzi, in edificio a destinazione mista, essendo usato come centro di amministrazione e deposito di granaglie e derrate varie (ciò continuerà anche in epoca successiva, come si rileva dalle denunzie catastali del 1753 e del 1808).

Alcuni massi ancora non risistemati nella struttura del castello di Savignano Irpino

Il terremoto del 1732 danneggiò la struttura, che non subì ulteriori modifiche fino al 1880, essendo ancora abitato fino alla fine di tale secolo.

Successivamente, l'asportazione di materiale vario e la demolizione di parti ritenute pericolanti, oltre che rimaneggiare fortemente la struttura, ne misero seriamente in pericolo la staticità, ulteriormente compromessa dal grave sisma del 1980. L'amministrazione comunale decise, perciò, di acquistare la struttura dalla famiglia Daniela Casale e di procedere al suo restauro, sulla base di un progetto che prevedeva, da un lato, il recupero delle parti rimaste del castello, dall'altro la creazione di un teatro all'aperto.

I ruderi del castello di Savignano Irpino dopo il restauro del 1990

I lavori iniziati nell'estate del 1990 portarono alla luce uno strato omogeneo di cenere, testimonianza dell'ultima eruzione del Vesuvio, e poi, portali, scalinate, una stalla, un salone, dei forni, un pozzo che sfocia in una grossa cisterna, un sistema di impianto idraulico, cocci di piatti e qualche utensile in ferro. La rilevanza dei ritrovamenti indusse la Sovrintendenza a modificare, integrandolo, l'originario progetto di restauro, eliminando, tra l'altro, la parte relativa alla creazione del teatro all'aperto.

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