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Storia

Fermo restando la frequentazione remota da parte degli Hirpini (Irpini) del territorio di Altavilla Irpina, attestata da una serie di ritrovamenti archeologici (IV-III secolo A.C.), la definizione delle origini di Altavilla è controversa, visto che a chi la volle edificata sulle rovine della vetusta Petilia, si contrappongono quelli che, basandosi su ritrovamenti archeologici, come quelli in località Tufara (visibili nel Museo civico), la ritengono sorta sull'antica Altacauda, in un'area frequentata sin dalla Preistoria.

Il borgo, di origine medioevale sorto in prossimità del castello, castrum, (poi divenuto palazzo), denominato "Scandiano" (da un praedium Scantinianum), vide mutare la sua denominazione nell'attuale, per volere dei feudatari normanni della famiglia de Capua (o da Capua), originari di Hauteville. Tale evento sarebbe dovuto a Luigi de Capua, anche se il feudo venne concesso dal Re Ladislao ad Andrea de Capua nel XIII secolo.

Il XV secolo segnò una svolta nella configurazione del borgo, che assunse un'identità "cittadina", abbellendosi di nuovi edifici.

L'ultimo de Capua feudatario risulta essere Bartolomeo, defunto senza eredi nel 1792 (o 1793). Per tale motivo, Altavilla fece ritorno al patrimonio della Corte regia.

Il Decennio Francese segnò il principio di un periodo di trasformazione sociale ed economica, il cui elemento trainante fu rappresentato dalla scoperta delle miniere di zolfo nel 1866, che causò una spinta demografica ed un'espansione urbanistica, che dinamicizzarono alquanto Altavilla, definita da un testo di fine XIX secolo "una città molto industre".

Lo stesso testo chiarisce l'impatto tecnico-economico che le miniere di zolfo ebbero per Altavilla: "L'estrazione del minerale si fa con vagonetti per piani inclinati e gallerie orizzontali. II minerale, contenente in media il 25 % di zolfo, si vende per la maggior parte allo stato naturale, previa una semplice macinazione. La parte rimanente viene fusa al calcarone. Nel 1894 si produssero 13850 tonnellate di minerale molito a lire 35 la tonnellata e 4680 tonnellate di zolfo di calcarone a lire 60 la tonnellata occupando 588 operai".

Quindi, direttamente o indirettamente, quasi ogni famiglia aveva qualcuno legato alle miniere di zolfo.

La chiusura avvenuta nel secolo seguente delle miniere, ovviamente, ebbe ripercussioni economiche negative su gran parte della popolazione.

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