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Hirpini

Per individuare il processo che portò alla formazione della "nazione" degli Hirpini, i nostri progenitori, occorre risalire al XII secolo A.C, allorquando delle popolazioni indoeuropee penetrarono nella penisola italica attraversando le Alpi, prevalentemente seguendo l'Appennino, stabilendosi nel Centro-Sud, finendo per sovrapporsi alle popolazioni preesistenti, ormai non più individuabili, i cui primi insediamenti stabili vengono ascritti tra il 2500 ed il 1800 A.C., anche se ritrovamenti archeologici confermano che l'Hirpinia (Irpinia) sia stata una terra abitata sin dal 4000 A.C.

Due sono le ragioni che spiegano l'attrattività dell'area sin dall'antichità:

La disputa relativa alla derivazione dai Sabini o dai Sanniti degli Hirpini (Irpini) è assai poco rilevante, visto che di sicuro, Hirpini e Sanniti trovarono la loro genesi comune nelle popolazioni sabello-sabelliche: essendo cresciute enormemente di numero, tali tribù, durante un Ver Sacrum, effettuarono la migrazione di giovani ed animali verso le parti più interne del territorio, in quanto quasi del tutto disabitate. Si trattava di un popolo guerriero, dedito al culto del Dio Marte (Ares), che si lasciò guidare da un animale sacro (toro, lupo, picchio, ecc.), che funse da una sorta di condottiero divino.

Gli Hirpini (Irpini) erano "bellicosi e devoti a libera morte, pomposi nelle armi, frugali nelle case, allevatori di armenti e tessitori di lana" (Cantù). In guerra usavano alabarde, picche, strali, spuntoni ed ornavano il capo di elmo piumato ed il braccio sinistro di un scudo fregiato d'oro e d'argento.

Col tempo, gli Hirpini estesero il loro dominio, fondando nei secoli diverse città, pare ventidue, molte delle quali, a seguito delle varie invasioni succedutesi nel tempo (Romani, Goti, Bizantini, Longobardi, ecc.), vennero completamente distrutte. Alcune di esse vennero successivamente ricostruite non lontano dai siti originari, quali Avellino (Abellinum), Bisaccia (forse Romulea, che secondo alcuni potrebbe essere invece Carife), Chiusano (Cisaunia), Conza (Compsa), Frigento (Fratuentum), Mirabella (Aeclanum), Montefusco (Fulsula), Serino (Sabbatium o Sabatia), Taurasi (si dice Taurasia, ma non è così), Trevico (Trivicum o Trivium), Avella (Abella), Akudunniad (Lacedonia), Ariano Irpino (Aequum Tuticum).

Gli Hirpini combatterono a lungo ed aspramente i Romani unendosi ai Sanniti (Guerre Sannitiche 343-290 A.C.). Alcuni storici ritengono che Ponzio Erennio, il capitano sannita che sconfisse i Romani alle Forche Caudine, obbligandoli a passare sotto il giogo ed a sottoscrivere la pace, fosse Irpino, propriamente Avellinese.

A seguito della vittoria riportata alle Forche Caudine, i vincitori si illusero che i Romani non avrebbero violato il trattato di pace. Ma Roma allestì un potente esercito a cui gli Hirpini, alleatisi con i Sanniti ed i popoli circostanti, si opposero con fierezza, ma vennero sopraffatti, dopo una guerra durata mezzo secolo, da forze enormemente superiori. I Romani, per vendicare l'onta subita alle Forche Caudine, invasero il territorio, lo devastarono, uccisero i superstiti, vendettero i prigionieri ed inviarono i loro coloni a ripopolare il territorio, che divenne perciò una Provincia romana.

Ci fu anche una ribellione in seguito della sconfitta di Roma a Canne nel 209 A.C., ma ogni belligeranza terminò nell'80 A.C., allorchè Silla fondò una colonia sulla preesistente Abellinum dove oggi c'è Atripalda.

Quando i Romani conquistarono l'Hirpinia (Irpinia), le tribù ivi stanziate, che parlavano la lingua osca (utilizzata da tutte le popolazioni italiche di origine indoeuropea, stanziatesi sull'Appennino), vivevano in strutture di tipo paganico-vicana (o vicanico):

Il quadro d'assieme sugli Hirpini (Irpini), completato dalla disamina dell'economia e della religione dei nostri progenitori, dovrebbe essere integrato da una visita al Museo Provinciale Irpino di Avellino e di altri Musei archeologici Irpini, dove sono custoditi molti dei reperti rinvenuti durante gli scavi in vari siti archeologici in Irpinia, preservandoli dai "tombaroli".

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