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Leggenda dragone

Nella platea dell'antico Convento dei Frati Minori erano indicati i beni dei Frati incamerati dal Demanio (copia conservata presso l'Ufficio del Registro). Si leggeva che "nel tempio annesso al convento, fondato da San Francesco d'Assisi, è sepolto il cittadino che uccise il Dragone che infestava le vicinanze".

Secondo la leggenda, nei primi decenni del XV secolo, il bosco Pirotta nella zona del Cubante, era infestato da un feroce e mostruoso animale.

Il padrone del bosco, Antonello Castiglione, nobile montefuscano, dopo aver addestrato il suo cavallo, si armò di spada e lancia per combattere il mostro.

Il combattimento avrebbe avuto luogo la mattina del 15 giugno 1421.

Si trattò di una lotta molto lunga, tanto che dopo quattro ore, Antonello stava perdendo le residue forze, mentre il mostro tentava di avere la meglio su di lui emanando aliti velenosi.

Per fortuna, il nobile sentì suonare le campane in occasione della Festa di S.Vito, e rivolgendogli una supplica, riprese a combattere con molta vigoria, tanto da riuscire ad infilzare il drago, la cui carcassa trascinò a Montefusco, dove rimase esposta alla pubblica visione e, dopo qualche giorno, fu persino portata a Napoli.

Purtroppo, Antonello, avendo inalato l'alito pestilenziale, morì lasciando una disposizione testamentaria secondo cui parte del suo patrimonio (tra cui il Bosco di Pirotta) sarebbe andato ai Frati ed ai Canonici di S. Giovanni, imponendo però l'obbligo di celebrare solennemente l'episodio ogni 15 giugno, tramite una solenne processione attraverso il paese, come effettivamente fu fatto per diversi secoli, fino alla metà del XIX secolo.

Il fatto è storicamente certo, data l'esistenza del testamento e della notizia che ne danno le platee delle chiese di S. Francesco e S. Giovanni del Vaglio, nonchè antiche pubblicazioni rinvenibili presso la Biblioteca arcivescovile di Benevento, in cui è riprodotto lo stemma di Antonio Castiglione, a cui va aggiunta la persistente (scomparsa) secolare commemorazione.

Tenuto conto che i boschi dell'Irpinia, in passato, erano riccamente abitati da orsi, lupi e cinghiali, non è da escludere che la leggenda del dragone sia stata alimentata da uno di tali animali di taglia abnorme, tanto da essere visto come un drago.

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