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Francesco De Sanctis

Una statua dedicata a Francesco De Sanctis L'immagine sulla sinistra mostra la statua dedicata a Francesco de Sanctis, patriota, letterato insigne ed uomo di Stato, di cui Morra va fiera, che si trova nei pressi del castello.

Nato a Morra da una famiglia della borghesia terriera e trasferitosi a Napoli all'età di nove anni, il De Sanctis studiò prima presso uno zio sacerdote, Carlo, e poi presso il noto filologo, Marchese Basilio Puoti, il maggiore esponente del purismo meridionale, che nel 1839 gli affidò prima la conduzione di una scuola privata di letteratura, la Scuola militare preparatoria di S. Giovanni a Carbonara, poi l'insegnamento della letteratura italiana nel Collegio militare della Nunziatella (1841).

Nel 1848, preso dalla passione per la politica, prese parte, unitamente ad alcuni suoi allievi, alla rivolta liberale napoletana (15 maggio), dove fu patriota sulle barricate accanto ai suoi allievi Luigi La Vista, Angelo Camillo De Meis, Pasquale Villari. Durante la reazione borbonica, essendo stato collaborazionista del nuovo regime liberale, venne tenuto in prigione due giorni e sospeso dall'insegnamento pubblico e privato (mentre Luigi La Vista, suo allievo prediletto, fu fucilato in Piazza della Carità).

Rifugiatosi a Cosenza, venne successivamente qui arrestato (dicembre 1850) e ristretto senza processo per trentadue mesi presso Castel dell'Ovo, dove proseguì comunque i suoi studi letterari, studiò il tedesco effettuando diverse traduzioni, tra cui la "Storia della poesia" di Rosen Kranz, leggendo la "Logica" di Hegel, scrivendo un Saggio critico su Schiller, stendendo il dramma "Torquato Tasso" ed altro ancora.

Costretto all'esilio (3 agosto 1853), pur non essendo stato sottoposto ad alcun processo, originariamente imbarcatosi per l'America, fece scalo a Malta nel 1852, che lasciò per recarsi a Torino, meta prediletta dei rifugiati politici, dove rifiutò i sussidi spettanti agli esuli, tenendo, tra l'altro, ottime lezioni universitarie sulla Divina Commedia (1854-55), che attrassero persino il Principe Umberto, insegnò presso un collegio femminile Elliot e scrisse per alcuni giornali locali (Il Piemonte ed Il Cimento).

Nel marzo 1856, non essendo riuscito ad ottenere una cattedra universitaria a Torino (per motivi politici), conseguì la cattedra letteratura italiana presso il Politecnico di Zurigo (su proposta di Giovanni Morelli), dove si fermò fino all'estate del 1860, avendo insegnato per nove semestri e pubblicato Saggi Critici su Victor Hugo, Lamartine ed altri scrittori francesi (ancora oggi, sulla collana che il Rettore consegna ai laureati in ingegneria all'atto della proclamazione, si legge la celebre affermazione del De Sanctis "Prima di essere ingegneri, voi siete uomini" ).

Nel frattempo, nonostante gli fossero state offerte due cattedre universitarie (Torino e Pisa), il De Sanctis, approfittando del precipitare degli eventi (spedizione dei Mille di Garibaldi e concessione dell'amnistia da parte di Francesco II), lasciò Zurigo e tornò a Napoli il 6 agosto del 1860, segnando l'inizio della sua brillante carriera politica, in cui profuse tutte le sue energie.

Fu Governatore della sua Provincia, Avellino, nel governo provvisorio di Garibaldi (settembre 1860), dove fece di tutto per ripristinare l'ordine nel Principato Ultra. Si pronunziò in favore dell'annessione, lanciando un proclama agli Irpini (16 ottobre), che votarono quasi unanimemente come gli aveva suggerito il De Sanctis. Ministro della Pubblica Istruzione introdusse profondi mutamenti nell'ordinamento universitario e nel funzionamento delle scuole dell'ex Regno delle due Sicilie.

Fu deputato del nuovo Regno d'Italia (1861), dove venne rieletto ripetutamente, Ministro della Pubblica Istruzione nel 1861-62, nel 1878 e nel 1879-81, con i governi Cavour, Ricasoli e Cairoli, Segretario e ripetutamente Vice-Presidente della Camera. Cercò di combattere le prime imperanti forme di trasformismo politico e di corruzione.

Fu anche professore di letteratura comparata presso l'Università di Napoli dal 1871.

Ritiratosi a vita privata, a causa di una malattia oculare, la morte lo colse il 28 dicembre 1883 nella sua casa di Vico San Severo, ora Via Francesco De Sanctis, nel cuore della Napoli antica, a pochi passi dalla Cappella Sansevero e da Piazzetta Nilo (una lapide sulla facciata della sua abitazione ricorda la sua permanenza).

Nel 1937, Morra Irpina, in onore del suo più illustre figlio, volle mutare il suo nome, assumendo la denominazione di Morra de Sanctis.

Le opere principali di Francesco De Sanctis, secondo alcuni, il più acuto ed il più filosofico dei critici italiani del suo tempo, sono la celebre Storia della letteratura italiana (2 volumi scritti tra il 1870-71), numerosi saggi del periodo zurighese, riuniti nei "Saggi critici" (1866) ed il "Saggio critico sul Petrarca" (1869), che riunì, rieleborandoli, precedenti scritti, uno studio sul romanziere francese Emil Zola, oltre che numerosi articoli su riviste e giornali, "Nuovi saggi critici" (1872).

Tra le altre opere, particolare importanza hanno per la storia dell'Irpinia, "Un viaggio elettorale, pubblicato tra il febbraio ed il giugno del 1875 sulla "Gazzetta di Torino" e successivamente ripubblicato con il sottotitolo di "Racconto" l'anno successivo, e "La giovinezza", piccolo lavoro autobiografico pubblicato nel 1889, dopo la morte del de Sanctis.

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